Le
notizie relative al mulino di Sibano sono piuttosto scarse e
si riferiscono a tempi piuttosto recenti. Le prime
indicazioni risalgono al cessato catasto urbano, in cui è
citato a Sibano un mulino da grano con abitazione del
mugnaio e casa con bottega. Con atto del 1949 Maria
Pellicciari cede i seguenti beni ai Barberini: molino ad
acqua con tre macine da 10HP, magazzino, abitazione del
mugnaio, fornace a due forni. Dai ricordi del Sig. Firmo
Franchi, il mulino traeva energia dalle acque del fiume
Reno, che convogliate tramite un canale di presa lungo 200
metri, azionavano una grande ruota verticale, tecnologia
raramente usata in territorio bolognese. Prima del secondo
conflitto mondiale sembra che il mulino lavorasse ormai
solamente per la produzione di calce lavorando i ciottoli
del fiume, che dopo essere stati frantumati venivano cotti
nella fornace attigua al mulino e infine macinati.
(cit.
ADA Emilia Romagna "Là dove scorre il Reno") |