Già di
proprietà del conte Ferdinando Zucchini, nel 1880 fu
acquistato dai fratelli Antonio e Giovanni Battista Burdese,
originari del Piemonte, in società con i fratelli Bonino,
dando vita alla ditta Burdese – Bonino che gestì il mulino
con
con 84 operai, di cui 72 maschi, 9 femmine e 3 fanciulli.
(Ministero
di Agricoltura, Industria e Commercio - Annali di statistica
– 1887)
Nel 1881 il mulino, alimentato da una turbina di 180
cavalli-forza e da un motore sussidiario a vapore di 60
cavalli, fu trasformato a sistema Ganz, con 24 coppie di
cilindri rigati e con 8 coppie di cilindri di porcellana
(sistema Wegmann), con una capacità produttiva di 550/600
quintali farina di qualità molto ricercata.
Nel 1884 il Mulino Burdese-Bonino partecipò con i suoi
prodotti all’Esposizione Generale Italiana in Torino
risultando premiato con la Medaglia d’oro.
Parallelamente, nella filanda della canapa attigua al
mulino, lavoravano circa cento donne sotto l’impulso delle
quali si costituì nel 1880 la prima Lega Femminile delle
Tessitrici, che contò fino ad una novantina di aderenti e
che costituì un’eccezionale esperienza di cooperazione per
la montagna bolognese di quel periodo.
Un polo produttivo di assoluta importanza
per l’economia del paese, ma che, nel 1913, rimasto in mano
ai fratelli Bonino, fece fallimento e tutti gli operai
furono licenziati, mettendo in crisi moltissime famiglie
vergatesi.
(Enrico
Carboni in “Vergato News 24”
).
La
filanda invece passò varie volte di mano, finché nel 1941 fu
acquisita dalla famiglia Cagnato, prendendo il none di
“Filanda Saic”. La famiglia la gestì per poco più di un
decennio, prima di cederla ai Correggiari che nel 1953
cessarono definitivamente l’attività.
(Eloisa
Betti e Carlo De Maria “Dalle radici a una nuova identità”
Vergato tra sviluppo economico e cambiamento sociale) |