La
prima citazione risale al 3 agosto 1556 quando don Fantini,
arciprete della plebana di San Pietro di Semelano concedeva
a tale Francesco Lippi l'usufrutto del mulino. Il complesso
è composto da tre corpi: uno a monte, il più antico (al
mulin d'co), uno a mezzacosta, che dispone di tre macine
azionate da una ruota verticale e uno valle detto mulino del
Vicario, il cui nome riconduce all'appartenenza
ecclesiastica, oggi completamente crollato.
(fonte: Sperandini, "Mulini ad acqua dell'Appennino
modenese")
Si trova nella valle del Rio di Rosola, ma la sua grande
ruota verticale è azionata dalle acque della sorgente Nadia
ed è ancora in grado di mettere in funzione le tre macine. |