Come i vicini mulini della Pioppa e di Recovato, sfruttava le acque del Canal Chiaro. Il 24 maggio del 1526 il vice - legato di Bologna concesse al co. Filippo Pepoli la facoltà di erigere il mulino, da quella data non vi sono notizie fino al gennaio 1771, quando risulta un censo concesso da don Andrea Placido Ansaloni a Giulio Antonio Sertorio . Nel 1808 il censo passò al dr. Giuseppe Rovatti di Modena, mentre il proprietario era il co. Antonio Maria Sertorio Negrelli. Nel 1805 i conduttori erano i fratelli Tinti, che avevano in gestione anche
il mulino di Recovato. Nel 1865 il proprietario era Francesco Rosa, che poteva utilizzare tre macine. Oggi versa in condizioni di forte degrado. (cit. Sperandini, "Mulini ad acqua tra Samoggia e Panaro" - Centro studi storici nonantolani) |